Contenuti del libro
Informazioni
“Acido lattico” di Saverio Fattori ti porta dentro il mondo dell’atletica italiana, un ambiente dove la fatica e l’allenamento estremo non sempre bastano per competere ai massimi livelli. Il libro esplora la dura realtà degli atleti che affrontano la pressione costante per ottenere risultati, spingendoli a considerare e spesso ad abbracciare l’uso di sostanze per superare i propri limiti fisici. Non è solo una scelta individuale, ma un sistema complesso che coinvolge allenatori, preparatori come Giulio e Roberto, e medici, in un ambiente dove il doping diventa una pratica diffusa per mantenere la carriera atletica. Attraverso le esperienze del protagonista e le storie tragiche di altri atleti, come Clara e Jasmina, vittime delle conseguenze devastanti di questo sistema, il libro svela il prezzo altissimo del successo nello sport professionistico, tra sacrifici, problemi di salute e la ricerca disperata di un “motore perfetto”.Riassunto Breve
L’atletica italiana affronta un periodo difficile, specialmente nel mezzofondo, dove gli atleti italiani faticano a tenere il passo con i risultati degli atleti africani, spesso visti come fisicamente superiori. Questa situazione riduce l’interesse e i finanziamenti per la Federazione, che punta a riportare gli atleti italiani ai vertici con programmi di allenamento molto duri, diete e riposo controllato. Nonostante l’impegno, alcuni atleti sentono che solo l’allenamento non basta per competere ad alto livello e considerano l’uso di sostanze come broncodilatatori, steroidi, GH ed Epo, a volte tramite autoemotrasfusione, per migliorare le prestazioni, recuperare più in fretta e superare i limiti naturali, vedendo la “chimica” come necessaria per restare nel giro. Il mondo dello sport professionistico è descritto come un sistema dove il doping è diffuso, con il coinvolgimento di medici e preparatori come Giulio e Roberto. Questo percorso presenta rischi per la salute e la carriera, come dimostra il caso di Matteoli, trovato positivo e la cui carriera è stata distrutta. Molti giovani talenti italiani del passato non hanno avuto successo duraturo o hanno abbandonato per infortuni, pressioni o difficoltà psicologiche, mostrando la fragilità delle carriere. Anche nello sport amatoriale, come maratone e triathlon, a volte si ricorre a sostanze, anche se con obiettivi diversi. Un atleta che cerca l’eccellenza si trova a navigare in questo sistema complesso, affrontando dubbi e pressioni costanti. Questo atleta manifesta gravi problemi fisici come vomito, difficoltà digestive e alterazioni fisiche, che coincidono con l’uso di sostanze gestite da Giulio e da un medico. Il medico minimizza i sintomi, suggerendo cause psicologiche nonostante i valori ematici alterati, pur ammettendo di usare egli stesso sostanze. L’atleta scopre il suicidio di Clara Arlati, una ex atleta. Indagando, emerge che Clara fu sottoposta a sperimentazioni con doping da bambina, inclusi prelievi e reinfusioni di sangue, da parte dei suoi allenatori, tra cui Giulio e Roberto. L’amica di Clara crede che le email dell’atleta sui supporti farmacologici abbiano riattivato il trauma di Clara, portandola al suicidio. Una vecchia foto mostra Clara bambina con Giulio e Roberto, confermando il loro ruolo nel suo passato. L’atleta si sente responsabile per la morte di Clara, vista come vittima dello stesso sistema. Clara, talento nel mezzofondo, aveva manifestato problemi fisici gravi come anemia e svenimenti e fu scoperta essere intersessuale, portando alla sua esclusione dall’agonismo e a successivi problemi psicologici e uso di psicofarmaci prima del suicidio. Un’altra giovane atleta, Jasmina, anch’essa con successi giovanili, muore per suicidio, mostrando il lato oscuro dello sport professionistico. Nonostante un collasso fisico e problemi di salute, l’atleta continua ad allenarsi e usare farmaci, spinto verso la competizione e la selezione olimpica. Il sistema sembra trattare gli atleti come risorse sacrificabili, evidenziando l’impatto distruttivo del doping e la complicità delle figure all’interno della struttura sportiva nella ricerca della prestazione a ogni costo.Riassunto Lungo
1. La fatica e la chimica nell’atletica italiana
L’atletica italiana sta attraversando un periodo difficile. Gli atleti, specialmente nelle gare di mezzofondo, trovano complicato competere con i risultati degli atleti africani, che sono spesso considerati superiori fisicamente e più resistenti alla fatica. Questa situazione, dove gli atleti stranieri dominano le competizioni, porta a una diminuzione dell’interesse da parte del pubblico e degli sponsor, creando problemi economici per la Federazione di atletica.La Federazione ha l’obiettivo di riportare gli atleti italiani ai livelli più alti del mondo. Questo è visto come un modo per riconquistare visibilità e ottenere i finanziamenti necessari per lo sport. Raggiungere questo traguardo richiede uno sforzo enorme e un impegno totale da parte degli atleti.L’impegno e i sacrifici degli atleti
Gli atleti seguono programmi di allenamento estremamente intensi. Questi programmi prevedono di correre molti chilometri ogni settimana e di svolgere diverse sessioni di allenamento ogni giorno. Oltre all’attività fisica, gli atleti devono seguire diete molto precise e controllare rigorosamente le ore di riposo. Nonostante tutta questa disciplina e i grandi sacrifici fatti quotidianamente, alcuni atleti hanno la sensazione che l’allenamento da solo non sia sufficiente per raggiungere i risultati migliori a livello internazionale.La ricerca di un aiuto “chimico”
Di fronte a questa difficoltà, alcuni atleti prendono in considerazione l’uso di sostanze che possono migliorare le prestazioni. Si pensa a prodotti come broncodilatatori o steroidi. Queste sostanze sono viste da alcuni come uno strumento per riuscire a raggiungere la condizione fisica degli avversari stranieri o per superare i propri limiti naturali. La ricerca di un aiuto “chimico” viene percepita da alcuni come una necessità per poter continuare a competere ai massimi livelli dell’atletica.Le sfide oltre l’allenamento
Molti giovani atleti italiani che in passato mostravano un grande talento non sono riusciti a mantenere risultati importanti nel tempo a livello internazionale. Alcuni hanno addirittura abbandonato lo sport. Le ragioni di queste difficoltà sono diverse e complesse. Possono esserci pressioni che arrivano dall’esterno, come quelle della famiglia o problemi economici. Altre volte, sono gli infortuni a fermare la carriera di un atleta. Ci possono essere anche difficoltà psicologiche da affrontare. Infine, semplicemente, alcuni scelgono percorsi di vita diversi che li allontanano dall’agonismo. Questo dimostra quanto le carriere atletiche siano fragili e quante sfide gli atleti debbano superare, oltre alla preparazione fisica e mentale.La “superiorità fisica” degli atleti stranieri è un dato scientifico o una narrazione che giustifica la ricerca di scorciatoie?
Il capitolo presenta la percezione di una superiorità fisica degli atleti stranieri, in particolare africani, come un fattore chiave che spinge gli atleti italiani a considerare l’uso di sostanze dopanti. Tuttavia, questa presunta superiorità non viene analizzata in profondità, né vengono esplorate le complesse interazioni tra genetica, ambiente, metodi di allenamento, fattori socio-economici e culturali che contribuiscono al successo atletico a livello globale. Affrontare criticamente questo punto richiederebbe di approfondire la fisiologia dell’esercizio, la genetica applicata allo sport e la sociologia dello sport. Autori come Timothy Noakes o Yannis Pitsiladis hanno esplorato questi temi, offrendo prospettive che vanno oltre la semplice nozione di “superiorità fisica” innata.2. Oltre il limite naturale
Raggiungere l’eccellenza nell’atletica spinge a superare i limiti fisici, e questo spesso porta all’uso di sostanze. Un atleta, con l’obiettivo delle Olimpiadi di Pechino 2008, vede il potenziamento farmacologico non come una scelta, ma come un passo necessario per poter competere ai massimi livelli. In questo percorso, figure come Giulio si occupano della preparazione e dei contatti giusti, mentre Roberto, l’allenatore, rappresenta un approccio più legato alla tradizione sportiva.Il contesto del professionismo
L’ambiente sportivo professionistico è un sistema dove l’uso di doping è diffuso e coinvolge medici e preparatori. Pratiche come l’autoemotrasfusione e l’uso di GH ed Epo sono comuni per migliorare le prestazioni e velocizzare il recupero dopo gli sforzi. Tuttavia, questi metodi comportano rischi significativi per la salute e per la carriera. Il caso di Matteoli, un altro atleta trovato positivo a un controllo, mostra chiaramente le conseguenze devastanti che possono derivare da queste pratiche.Talenti non realizzati e sport amatoriale
Esiste un altro lato dello sport, quello dei talenti naturali che non riescono a raggiungere il successo sperato. Spesso, questi atleti non realizzati, come un saltatore in alto o un ottocentista, vedono le loro promesse infrangersi a causa di infortuni, mancanza di supporto adeguato o difficoltà a gestire l’enorme pressione psicologica della competizione. Parallelamente, il mondo dello sport amatoriale, con eventi come maratone e triathlon, mostra come anche persone comuni, inclusi professionisti benestanti, cerchino gratificazione fisica, talvolta ricorrendo anch’essi a sostanze, sebbene con motivazioni diverse rispetto all’alta competizione. Questo ha portato anche alla nascita di specializzazioni mediche dedicate specificamente a questa fascia di appassionati.Le sfide dell’atleta
L’atleta che punta all’eccellenza deve navigare in un sistema complesso e pieno di incertezze. Emergono dubbi sulla qualità delle sostanze utilizzate e sulla propria posizione all’interno delle strutture sportive ufficiali, come la Federazione. La pressione per ottenere risultati è incessante, e l’idea di fallire non è un’opzione che si può prendere in considerazione nel percorso verso la vetta.Ma è davvero l’atleta a vedere il doping come un ‘passo necessario’, o è il sistema sportivo stesso a renderlo tale, scaricando poi la colpa sull’individuo?
Il capitolo, pur offrendo uno spaccato sulla percezione dell’atleta, non indaga a fondo le responsabilità del sistema sportivo che rende il doping un “passo necessario”. Questo approccio rischia di semplificare eccessivamente una dinamica complessa, focalizzandosi sull’individuo anziché sulle strutture di potere, economiche e culturali che alimentano il fenomeno. Per un’analisi più completa, sarebbe fondamentale esplorare la sociologia dello sport, l’economia del professionismo e la storia delle politiche anti-doping. Studi di autori come Allen Guttmann o John Hoberman, o saggi sulla filosofia dello sport, possono aiutare a comprendere come il contesto sociale e sistemico influenzi la “scelta” dell’atleta e a chi giovi realmente il superamento del “limite naturale”.3. Il Prezzo del Motore Perfetto
Un atleta comincia a manifestare gravi problemi fisici, che includono vomito, difficoltà digestive, occhi gialli e viso gonfio. A questi sintomi si aggiunge un profondo disagio psicologico. Questi disturbi si presentano mentre l’atleta sta usando sostanze per migliorare le sue prestazioni, fornite dal suo allenatore Giulio e da un medico. Il medico nota che i valori del sangue dell’atleta sono alterati, ma suggerisce che parte dei problemi possa essere di origine psicologica, nonostante i chiari segnali fisici. L’ambiente sportivo in cui si trova l’atleta è legato a un traffico di farmaci.La Storia di Clara
L’atleta viene a sapere del suicidio di Clara Arlati, una ex atleta. Cercando di capire cosa è successo, scopre che Clara da bambina era stata sottoposta a sperimentazioni con il doping. Queste includevano prelievi e reinfusioni di sangue, e a condurle erano stati i suoi allenatori, tra cui Giulio e Roberto, che è l’attuale allenatore dell’atleta. L’amica di Clara crede che le email dell’atleta, in cui parlava di supporti farmacologici, abbiano riacceso in Clara il trauma del suo passato, portandola al suicidio. Un video mostra Clara in difficoltà mentre corre poco prima di morire, reagendo con rabbia quando viene cronometrata. Una vecchia foto di gruppo scattata durante un raduno sportivo ritrae Clara da bambina insieme a Giulio e Roberto, confermando il loro ruolo nel suo passato di atleta. L’atleta si sente responsabile per la morte di Clara, vedendola come un’altra vittima dello stesso sistema in cui si trova anche lui.La Pressione del Sistema e le Conseguenze
Nonostante un collasso fisico avuto poco prima di una gara e problemi di salute che continuano a persistere, l’atleta continua ad allenarsi e a usare farmaci. Il sistema sportivo lo spinge a competere e a puntare alla possibile selezione olimpica, trattando gli atleti come risorse che possono essere sacrificate. Il medico minimizza i rischi per la salute fisica, suggerendo che le cause siano psicologiche o che si tratti solo di assestamenti temporanei, pur ammettendo di usare egli stesso delle sostanze. La vita dell’atleta è completamente dominata dalle richieste dello sport e dagli effetti dei farmaci che assume, portandolo a isolarsi e ad avere percezioni distorte della realtà.[/membership]Quanto è fondata l’attribuzione di responsabilità per il suicidio di Clara basata sull’interpretazione di un’amica?
Il capitolo, pur descrivendo il profondo impatto emotivo sull’atleta e la sua percezione di colpa, non approfondisce sufficientemente la validità oggettiva del nesso causale tra le email e il suicidio di Clara. Affidarsi all’interpretazione di un’amica, per quanto comprensibile sul piano umano e narrativo, lascia una lacuna argomentativa sulla reale catena di eventi che ha portato alla tragedia, rendendo la responsabilità dell’atleta più una percezione indotta dal “sistema” che una causalità dimostrata. Per comprendere meglio le complesse dinamiche del suicidio e l’impatto del trauma, sarebbe utile approfondire studi nel campo della Psicologia e della Sociologia, esplorando autori come Durkheim per le analisi sociali del suicidio o autori che trattano specificamente il trauma psicologico e le sue conseguenze a lungo termine.4. La Fabbrica dei Campioni
Nel mondo dell’atletica di alto livello, l’obiettivo principale è raggiungere la massima prestazione. Per questo, si ricorre all’uso di supporti farmacologici e si sperimentano continuamente nuove metodologie di allenamento. Questa ricerca esasperata del risultato coinvolge diverse figure professionali e crea un ambiente molto competitivo.Il Sistema Sportivo e la Ricerca di Talenti
Questo sistema orientato alla prestazione vede la partecipazione attiva di tecnici e medici che collaborano strettamente. Spesso, l’attenzione si concentra sui giovani atleti considerati particolarmente promettenti, con l’intento di costruire e plasmare le loro future carriere agonistiche fin dalle prime fasi. Si investe su di loro nella speranza che possano diventare campioni di successo nel tempo.
Storie di Pressione e Tragici Esiti
Un esempio delle difficoltà incontrate dagli atleti è la storia di Clara, una ragazza con un grande talento nel mezzofondo che aveva già ottenuto risultati notevoli. Nonostante il suo potenziale, Clara iniziò a manifestare gravi problemi fisici, tra cui anemia, svenimenti frequenti e difficoltà respiratorie. Durante un ricovero in ospedale, venne scoperta la sua condizione di intersessualità. Questa rivelazione portò i tecnici a prendere la decisione di escluderla immediatamente dall’attività agonistica, mettendo fine alla sua carriera sportiva in modo brusco e inaspettato. La vita di Clara cambiò radicalmente dopo questo evento. Affrontò seri problemi psicologici e fece uso di psicofarmaci per gestire la situazione. Purtroppo, la sua storia si concluse in modo tragico con la sua morte per suicidio, un epilogo doloroso che evidenzia le conseguenze estreme della pressione e dell’esclusione nel mondo dello sport professionistico.
Le vicende come quella di Clara non sono isolate e mostrano il lato oscuro dello sport professionistico. Un’altra giovane atleta, Jasmina, che aveva anch’essa ottenuto successi nelle categorie giovanili, morì per suicidio, unendosi tristemente alla lista di atleti che non hanno retto al peso di questo ambiente. Questi episodi rivelano quanto la pressione costante, le aspettative elevate e le manipolazioni a cui gli atleti sono sottoposti possano avere conseguenze devastanti sulla loro salute mentale e sul loro benessere generale, portando a esiti irreparabili.
La Dura Realtà dell’Atleta Professionista
Gli atleti stessi si ritrovano spesso a essere parte integrante di questo sistema, accettando o ricorrendo all’uso di sostanze dopanti per riuscire a mantenere le prestazioni richieste e rimanere competitivi. Queste pratiche, insieme agli allenamenti estenuanti, causano non solo problemi fisici a lungo termine, ma anche significativi problemi mentali e psicologici. La vita dell’atleta professionista è spesso caratterizzata da una profonda solitudine, fatta di sacrifici enormi e rinunce personali. Nonostante tutto l’impegno profuso, questi sforzi non sempre conducono alla realizzazione dei sogni e delle speranze iniziali, lasciando molti atleti ad affrontare una realtà difficile e spesso deludente una volta terminata la carriera.
Ma come può il capitolo presentare la storia di Clara come un mero esempio della “pressione” del sistema, eludendo completamente la complessa e controversa questione dell’intersessualità nello sport agonistico?
Il capitolo utilizza la vicenda di Clara per illustrare le conseguenze estreme della pressione e dell’esclusione, ma omette di spiegare le ragioni specifiche e dibattute per cui l’intersessualità rappresenta un nodo cruciale e irrisolto nel mondo dello sport professionistico. Non si tratta solo di generica pressione, ma di regolamenti specifici, criteri biologici (spesso legati ai livelli ormonali) e dilemmi etici sulla definizione di “genere” e “fair play” nelle competizioni. Per comprendere appieno questa specifica dinamica, sarebbe necessario approfondire la biologia della determinazione del sesso, la storia e l’evoluzione delle politiche di verifica del sesso nelle federazioni sportive internazionali e le argomentazioni bioetiche che contrappongono inclusione e equità. Discipline come la scienza dello sport, la bioetica e il diritto sportivo offrono gli strumenti per analizzare questa complessità, e autori che si occupano di genere, biologia e regolamentazione sportiva possono fornire il contesto mancante.Abbiamo riassunto il possibile
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