1. Il Mondo in Movimento
Gli esseri umani si spostano oggi molto più che in passato. Questo desiderio di muoversi è in qualche modo naturale, dato che la nostra specie ha piedi e non radici, ed è stata nomade per moltissimo tempo nella sua storia. La capacità di spostarsi è stata fondamentale anche per lo sviluppo della nostra intelligenza. Oggi, gli spostamenti sono diventati molto più rapidi, comodi e accessibili economicamente rispetto al passato. Basti pensare che ogni anno si contano oltre un miliardo di voli internazionali.Le ragioni del movimento
Nonostante l’innovazione tecnologica e la comunicazione globale permettano di connettersi a distanza, la necessità e il desiderio di muoversi sono aumentati. Le ragioni che spingono le persone a spostarsi sono molteplici e spesso complesse. Ci si muove per necessità o per desiderio, per paura o per piacere, per insoddisfazione, per cercare qualcosa o per fuggire da una situazione. Si viaggia per raggiungere obiettivi precisi o, al contrario, per mancanza di essi, spinti dalla speranza o dalla disperazione. A volte, semplicemente, le persone si spostano perché non riescono a restare ferme nello stesso posto. Tra le cause più comuni ci sono eventi che accadono nel mondo, ma anche il turismo, gli affari, le relazioni personali, la voglia di studiare all’estero, motivi religiosi, di salute o legati a conflitti e guerre.Chi si muove e chi no
Il movimento non riguarda solo le persone. Anche le informazioni, le idee, le merci e il denaro circolano oggi con una velocità e una quantità mai viste prima. Nonostante questa crescente mobilità generale, non tutti gli individui hanno la possibilità di spostarsi liberamente. Esistono ancora molti ostacoli, spesso legati a leggi, procedure amministrative e burocrazia, che limitano i movimenti. In generale, sono le persone più ricche e quelle che vivono nei paesi più sviluppati a muoversi di più. Per molti, la possibilità di viaggiare e spostarsi è diventata un vero e proprio simbolo di posizione sociale.Le caratteristiche della mobilità moderna
La mobilità di oggi ha caratteristiche diverse rispetto al passato. Spesso è temporanea e reversibile, non implica necessariamente uno spostamento definitivo per tutta la vita. Viaggiare e spostarsi è diventato anche una forte esperienza personale, un modo per conoscere e crescere. In questo contesto, avere “radici” in un luogo specifico non è più un destino, ma può diventare una vera e propria scelta personale. Il mondo sembra dividersi sempre più tra chi ha la possibilità e la volontà di muoversi e chi invece rimane fermo, o si sposta solo in determinate fasi della vita, a seconda delle proprie risorse e possibilità .Migrazioni circolari e l’esempio italiano
Un altro aspetto importante è che le migrazioni sono diventate spesso circolari. Questo significa che molte persone si spostano tra paesi diversi, a volte tornando nel luogo di origine. Oggi la maggior parte dei paesi non è solo un luogo da cui si parte (emigrazione) o in cui si arriva (immigrazione), ma spesso entrambe le cose. Prendendo l’Italia come esempio, il numero di cittadini italiani che decidono di andare a vivere all’estero è attualmente più alto rispetto al numero di stranieri che arrivano nel paese via mare. Inoltre, anche molti stranieri che risiedono in Italia scelgono poi di spostarsi altrove, e questo accade in alcuni casi anche dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana.È davvero sensato confrontare l’emigrazione italiana con gli arrivi via mare?
Il capitolo, nel fornire l’esempio italiano, mette a confronto il numero di cittadini italiani che vanno all’estero con quello degli stranieri che arrivano via mare. Questa comparazione, così specifica e limitata a un solo canale d’ingresso (quello marittimo), rischia di offrire un quadro parziale e potenzialmente fuorviante dei complessi flussi migratori che interessano l’Italia. Per comprendere appieno la situazione, sarebbe necessario considerare i dati complessivi sull’immigrazione e l’emigrazione, includendo tutti i canali di ingresso e uscita (aereo, terrestre, ecc.) e le diverse tipologie di permessi di soggiorno o cittadinanza. Approfondire la demografia e la statistica delle migrazioni, magari leggendo autori che analizzano i dati ISTAT o Eurostat, può aiutare a ottenere una prospettiva più completa e meno focalizzata su un singolo, e spesso mediaticamente enfatizzato, aspetto del fenomeno.2. Le forze che spingono e attraggono
Le migrazioni nascono dall’azione combinata di diverse forze: alcune spingono le persone a lasciare la propria terra, altre le attraggono verso nuove destinazioni. Tra i fattori che spingono a partire ci sono situazioni difficili come guerre, fame, regimi autoritari, persecuzioni, ingiustizie e diseguaglianze sociali ed economiche. Anche calamità naturali e lo sfruttamento delle risorse possono costringere le persone ad andarsene. Un elemento di spinta fondamentale è la grande differenza di reddito che esiste nel mondo. Se in paesi come l’Italia il PIL pro capite si aggira sui 30.507 dollari e nell’Unione Europea è di 39.317 dollari, in molte aree dell’Africa subsahariana la cifra scende drasticamente, arrivando a 3.837 dollari o addirittura sotto i mille in nazioni come Niger (411) o Gambia (469). Queste disparità economiche, rese sempre più visibili dai mezzi di comunicazione globali, contribuiscono in modo significativo al desiderio di cercare opportunità altrove.Squilibri Demografici
Un altro potente fattore di spinta è lo squilibrio demografico. In Europa, la popolazione diminuisce e invecchia; ci sono più persone anziane che giovani, creando difficoltà economiche e una società meno dinamica nel lungo periodo. Al contrario, in molte nazioni africane la popolazione cresce rapidamente ed è molto giovane. Entro pochi anni, ad esempio, la Nigeria avrà più abitanti degli Stati Uniti, e i paesi con l’età media più bassa del mondo si trovano in Africa. Le società in cui nascono pochi bambini hanno bisogno di forza lavoro giovane, che spesso non trovano al proprio interno a causa del calo delle nascite legato al benessere e ai cambiamenti sociali.Le Forze di Attrazione
Dall’altra parte, ci sono i fattori che attraggono le persone verso determinate destinazioni. Il divario economico e salariale è un forte richiamo, ma non è l’unico. L’idea di vivere in paesi dove c’è maggiore libertà e un’abbondanza di opportunità rappresenta un’enorme attrazione. Questo include la possibilità di muoversi liberamente, di sfuggire a controlli sociali stringenti, di accedere a un’istruzione di qualità , di fare esperienze tipiche della giovinezza, di viaggiare e di trovare lavoro in mercati del lavoro più ampi e meritocratici. La speranza di evitare la corruzione, di realizzare aspirazioni personali e di accedere a servizi migliori come scuole e ospedali efficienti, infrastrutture moderne, beni di consumo e possibilità di svago rende certi luoghi estremamente desiderabili. L’Europa, in particolare, è vista da molti come una “terra dei sogni”, percepita come una destinazione più raggiungibile rispetto ad altre, come gli Stati Uniti. Le migrazioni sono dunque il risultato di queste profonde e complesse forze globali.Se le migrazioni sono il semplice risultato di “forze” che spingono e attraggono, perché il capitolo ignora il ruolo cruciale delle politiche migratorie, delle reti sociali e della distanza tra il “sogno” e la cruda realtà ?
Il capitolo presenta un quadro basato su forze generali, ma la realtà delle migrazioni è profondamente influenzata da elementi che non vengono adeguatamente esplorati. Le politiche dei paesi di destinazione e di transito, le reti di migranti e le organizzazioni (legali e illegali) che facilitano i viaggi, e le concrete esperienze di chi migra, spesso lontane dall’immagine idealizzata, sono fattori determinanti. Per comprendere veramente il fenomeno, è necessario integrare l’analisi delle “forze” con lo studio delle strutture di governance migratoria, delle dinamiche sociali transnazionali e delle narrazioni che plasmano sia le motivazioni che i percorsi. Approfondire autori che si occupano di sociologia delle migrazioni, politiche migratorie e studi postcoloniali può offrire una visione più completa e meno deterministica.3. Le Conseguenze delle Porte Chiuse
La possibilità di spostarsi liberamente tra i paesi è fortemente condizionata dal luogo di nascita e dal tipo di passaporto posseduto. Un cittadino italiano, come la maggior parte degli abitanti di Europa, America e Giappone, può viaggiare in moltissime nazioni senza bisogno di un visto. Al contrario, chi proviene da paesi come Afghanistan, Iraq o Siria ha accesso limitato a pochi stati e incontra spesso grandi difficoltà nell’ottenere i permessi necessari. Questa marcata differenza evidenzia una profonda disuguaglianza nella libertà di movimento a livello globale, creando barriere significative per milioni di persone che desiderano spostarsi.In passato, la circolazione tra i paesi era generalmente più semplice e meno regolamentata. Tuttavia, a partire dagli anni Settanta, una serie di crisi economiche e un crescente sentimento di opposizione all’immigrazione da parte dell’opinione pubblica hanno spinto i paesi europei a limitare progressivamente i canali di ingresso legali. Questa politica di chiusura delle frontiere, anziché fermare i flussi, ha avuto l’effetto non voluto di spingere le persone verso percorsi non ufficiali e rischiosi, aprendo di fatto la strada all’immigrazione irregolare su larga scala.La crescita dell’irregolarità e i rischi
Bloccare gli ingressi legali ha involontariamente creato un terreno fertile per le organizzazioni criminali transnazionali, che hanno trovato nell’organizzazione dei viaggi illegali un settore estremamente redditizio. Molti migranti, non avendo più alternative per entrare in modo regolare, si vedono costretti a tentare il viaggio attraverso canali irregolari, nonostante i pericoli altissimi che questo comporta. Questo vale non solo per chi fugge da guerre, persecuzioni o gravi crisi umanitarie, ma anche per chi cerca semplicemente migliori opportunità di vita. L’immigrazione irregolare, oltre a mettere a rischio la vita dei migranti, complica enormemente i processi di integrazione nei paesi di arrivo e alimenta percezioni negative e paure nell’opinione pubblica, rendendo più difficile affrontare il fenomeno in modo costruttivo.Un paradosso europeo
Paradossalmente, l’Europa contribuisce attivamente a generare quelle migrazioni irregolari che poi fatica a gestire, mentre molte di esse potrebbero essere incanalate legalmente. Riaprire e potenziare i canali di ingresso regolari, basati ad esempio sulle reali esigenze del mercato del lavoro europeo e concordati attraverso accordi di collaborazione con i paesi di origine e transito, renderebbe i viaggi molto più sicuri e veloci per i migranti. Allo stesso tempo, offrirebbe agli stati europei un controllo significativamente maggiore sui flussi in entrata, permettendo una gestione più ordinata e pianificata del fenomeno migratorio.La necessità di lavoratori e i vantaggi dei canali legali
L’Europa, infatti, ha un bisogno crescente di lavoratori stranieri a causa del calo delle nascite e del progressivo invecchiamento della sua popolazione. Ogni anno, milioni di lavoratori europei raggiungono l’età della pensione e non vengono adeguatamente sostituiti dalle nuove generazioni. Questa mancanza di manodopera qualificata o anche non qualificata può rappresentare un freno alla crescita economica e spingere le imprese a trasferire le proprie attività altrove. Una politica di apertura controllata e regolare dei flussi migratori aiuterebbe concretamente a soddisfare questa esigenza di forza lavoro, sostenendo l’economia e il sistema sociale europeo.Una gestione trasparente e controllata dei flussi migratori attraverso canali legali e definiti permetterebbe anche una maggiore efficacia nel contrastare l’irregolarità e faciliterebbe notevolmente l’integrazione dei migranti nella società e nel mercato del lavoro. Stabilire accordi chiari con i paesi di origine e di transito migliorerebbe la collaborazione internazionale su temi migratori, inclusa la possibilità di gestire i rimpatri in modo più efficiente e umano. Questo approccio darebbe anche ai cittadini europei una percezione più forte e rassicurante che i confini sono gestiti e controllati attivamente dalle autorità .Fermare le tragedie in mare
Evitare che le persone debbano affidarsi a viaggi irregolari organizzati dai trafficanti significherebbe, soprattutto, porre fine alle continue tragedie che si consumano nel Mar Mediterraneo, ormai diventato una delle frontiere più letali del pianeta. Le migliaia di morti registrate negli ultimi anni sono un tributo inaccettabile in termini di vite umane, un costo altissimo che può e deve essere evitato. Fermare l’immigrazione irregolare alla fonte, offrendo concrete e accessibili vie legali per migrare, è il passo fondamentale per prevenire queste morti e restituire dignità al viaggio di chi cerca un futuro migliore.Ma se il problema non fosse solo la percezione sbagliata?
Il capitolo evidenzia giustamente il divario tra la realtà dei numeri e la percezione diffusa sugli immigrati, attribuendo molta responsabilità alla disinformazione e al ruolo dei media nel fomentare la paura. Tuttavia, concentrarsi quasi esclusivamente su questo aspetto potrebbe non cogliere le ragioni più profonde e complesse per cui la diversità può generare tensioni o paure, anche quelle apparentemente irrazionali. Per esplorare queste dinamiche in modo più completo, è utile approfondire discipline come la psicologia sociale, la sociologia delle migrazioni e l’antropologia culturale. Autori come Zygmunt Bauman o Edward Said offrono spunti critici sui meccanismi di costruzione dell’altro e sulle paure contemporanee legate all’alterità , aiutando a superare la semplice dicotomia tra “percezione errata” e “realtà oggettiva”.6. La soluzione unica: Riaprire i canali
Riaprire i canali di immigrazione regolari è il primo passo, essenziale e urgente, per gestire i flussi migratori in modo efficace. Permette ai paesi europei di chiudere con più forza i percorsi non autorizzati. In questo modo, si toglie il controllo di questi spostamenti alle organizzazioni criminali internazionali, un controllo che non avevano prima che le frontiere legali venissero chiuse.Chi ne trae vantaggio?
Il ritorno ai canali legali porta benefici a tutti. L’Europa può scegliere chi arriva in base alle proprie necessità e ai propri interessi. Anche i paesi da cui partono i migranti sono spinti a collaborare per controllare i flussi non regolari, grazie ad accordi giusti. Questi paesi ottengono anche opportunità di crescita e una via legale per chi vuole emigrare. Quando l’Unione Europea negozia come un unico soggetto, ha più forza.Gestire chi è già presente
Oltre a riaprire i canali per nuovi arrivi, si può pensare a chi è già qui senza documenti. È possibile dare un permesso di soggiorno a chi è già presente in modo irregolare, anche a chi aveva chiesto asilo ma non l’ha ottenuto, se ha iniziato a lavorare. Si possono anche aiutare le persone a tornare nel loro paese, attraverso accordi tra gli stati. È importante capire la differenza tra chi cerca asilo, che è una piccola parte e ha un vero diritto, e chi migra per motivi di lavoro, che storicamente è la maggioranza.Investire nell’integrazione
Le risorse economiche possono essere usate meglio. Invece di spenderle solo per l’accoglienza d’emergenza di persone che spesso non hanno diritto all’asilo, si possono usare per percorsi di integrazione veri. Questi percorsi dovrebbero includere l’apprendimento obbligatorio della lingua, corsi per imparare un mestiere e aiuto per trovare lavoro. Questi progetti di inclusione dovrebbero essere disponibili per tutte le persone in difficoltà , non solo per chi viene da un altro paese, come parte di un sistema di aiuto sociale valido per tutti.I vantaggi della regolaritÃ
Dare un permesso di soggiorno riduce il numero di persone senza documenti. Questo aumenta la legalità , rende più facile il controllo e migliora la sicurezza per tutti. Essere ai margini della società o commettere reati è spesso legato alla condizione di non avere documenti, non al fatto di essere stranieri. Chi è straniero ma ha un permesso si inserisce nel mondo del lavoro e nella società . Chi è senza documenti, no. Avere documenti in regola e regole chiare per tutti assicura gli stessi diritti e doveri. Questo aiuta l’integrazione e previene problemi.I movimenti di persone possono essere gestiti. La scelta è se lasciarli nelle mani dei trafficanti o gestirli in modo responsabile, pensando al bene di tutti.Riaprire i canali legali basta davvero a togliere il controllo dei flussi migratori alle organizzazioni criminali?
Il capitolo presenta la riapertura dei canali legali come una soluzione quasi automatica per sottrarre il controllo dei flussi ai trafficanti. Tuttavia, questa affermazione merita un’analisi più approfondita. Le organizzazioni criminali sono spesso molto adattabili e operano su molteplici fronti; non è scontato che la semplice esistenza di vie legali elimini completamente il loro ruolo, soprattutto se le vie legali sono insufficienti, troppo lente o non rispondono a tutte le esigenze di mobilità . Per comprendere meglio la complessità di questo fenomeno, sarebbe utile approfondire gli studi sulla criminologia transnazionale, l’economia dell’immigrazione irregolare e le dinamiche del traffico di esseri umani, esaminando il lavoro di autori che analizzano la resilienza delle reti criminali e le risposte politiche al fenomeno migratorio.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]